Le resistenze al test dell’udito

DiMassimo Rossani

Nov 22, 2016

Se fossimo esseri perfettamente logici e razionali, nel momento stesso in cui notiamo che qualche suono, magari i più acuti o sottili, inizia a sfuggirci, a essere meno nitido, sarebbe ovvio e immediato correre subito a richiedere un controllo udito presso un centro specializzato, così da verificare se si tratti di un problema passeggero, di una semplice sensazione infondata, oppure di un concreto calo d’udito da arginare e gestire in qualche modo.

Ma dicevamo bene, “sarebbe”: in verità, se confrontato col il numero molto elevato di persone che hanno un qualche genere di problema d’udito, è molto modico quello di coloro che concretamente lo fanno verificare e si occupano del problema. Ma qual è la ragione di questo rifiuto che apparentemente ci pare tanto irrazionale? Indagare questo quesito ci porterà qualche sorpresa.

Una prima motivazione, che può stupirci ma è molto diffusa, è che le persone, spesso, non si accorgono veramente della propria perdita di udito – o quantomeno, della sua entità. Dobbiamo infatti tenere conto di come questo genere di fastidio sia solitamente molto graduale e progressivo. Istintivamente si mettono in atto accorgimenti – aumentare il volume della televisione, tendere l’orecchio in direzione di chi ci parla – per scacciare il pensiero della sordità, che ci spaventa; e intanto il problema peggiora. Ulteriore motivazione per cui molte persone presentano questa difficoltà è poi da ricercarsi nell’orgoglio. Basta rifletterci: siamo soliti, ed è un errore marchiano, associare la sordità, o in generale il calo dell’udito, con una perdita di intelligenza e con la vecchiaia. Riconoscere un problema di udito quindi ci fa temere di essere considerati anche anzitempo dementi, oppure vecchi.

Non dimentichiamo poi un’altra paura diffusa: quella che quasi tutti abbiamo dei dottori e della medicina in generale. Essere visitati è un po’ sottoporsi ad un esame, ad un giudizio che potrebbe essere negativo, e questo in fin dei conti non piace a nessuno; per molti, è preferibile semplicemente ignorare il problema, come se questo potesse farlo svanire. E in conclusione c’è un ulteriore motivo, ed è la paura di quali conseguenze avrà sulla propria vita ammettere che il proprio udito non è più al massimo. Sicuramente ci saranno cambiamenti, spese per l’apparecchio correttivo… e soprattutto toccherà accettare che il proprio corpo non funziona più alla perfezione. Tutte cose che evidentemente non fanno piacere.

Alla fine, siamo costretti a raggiungere una conclusione: tutti i motivi che abbiamo visto insieme si potrebbero in realtà sintetizzare come i vari aspetti di un unico dilemma, che ha nome “paura”. La buona notizia è che questa è una paura che possiamo superare, in fondo, facilmente, affrontando solo un normalissimo e indolore test acustico – e recuperando in cambio una vita piena, rallegrata dalla musica, dai suoni della natura e dalla voce delle persone care. Ne vale la pena, no?

Di Massimo Rossani

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